29.7.12

Ricominciamo da 3!

Sono stata negli anni della scuola un pessimo studente. Soprattutto la storia non mi piaceva affatto. Invecchiando ho capito perché serve studiare la storia, perché ci aiuta a capire il presente.
Il 6 dicembre del 2007, 6 giorni prima della inaugurazione ufficiale del Teatro Biblioteca Quarticciolo, si tenne nella sede del Muncipio Roma 7 una riunione della Consulta della Cultura, alla quale partecipai anche io.
Ho scoperto che in internet si trova un verbale sommario di quella riunione. Nel verbale per ovvi motivi di sintesi mancano parti di alcuni interventi.
In particolare ricordo che qualcuno con garbo e fermezza tirò fuori l'esperienza del Centro 7, avviato dal settore ragazzi e decentramento del Teatro di Roma, negli anni 70.
Raccontò in breve quel progetto, per sottolineare come capita in questa nostra bizzarra città che la pubblica amministrazione si faccia carico di aprire centri culturali decentrati, che poi per le alterne vicende delle scelte politiche, vengono chiusi, indipendentemente dai risultati ottenuti.
Solo io risposi a quell'intervento. Perché io al centro 7 (e anche al centro 8 e agli altri avviati in  quegli anni dal Teatro di Roma) c'ero. Iniziavo lì giovanissima la mia carriera di lavoro.
Quelli erano gli anni del "decentramento" così si chiamava. Anni nei quali nelle periferie si costruiva un tessuto di relazioni, di esperienze artistiche, insieme ai residenti, alle persone che questi centri li frequentavano assiduamente, portavano il loro contributo fattivo e creativo.

Dopo quasi 30 anni ero di nuovo in VII Municipio a costruire qualcosa di serio e di appassionante insieme a chi aveva voglia di condividere l'esperienza. Mi sembrava che per me si ricomponesse un cerchio. Tornavo con più esperienza, dopo aver contribuito all'apertura di altri teatri e festival anche fuori da Roma.
Dei partecipanti a quella riunione del 6 dicembre 2007, alcuni sono rimasti a osservare, guardinghi e scettici. Altri non sono mai entrati a TBQ, sentendosi superiori e migliori di quello che lì avveniva. Molti altri invece si sono rimboccati le maniche e hanno partecipato attivamente all'avventura. Ad essi se ne sono aggiunti da subito tanti altri. E nel tempo si è formata una comunità vivace, critica, attiva e propositiva. Una comunità che non si tira indietro, che studia, legge, mette in scena, cucina, dipinge, condivide libri, pensieri, e sogni nel cassetto.
Si è creata intorno a TBQ una comunità virtuosa, e per me è stato il segno che le utopie a volte si realizzano, con l'impegno di tutti. Che è dai territori e sui territori che avviene la politica, quella vera. Quella della passione e della condivisione, perché qualcosa in meglio ogni tanto può cambiare.
Ci hanno accompagnato artisti diversi per formazione e per età. A TBQ sono nati con lunga e complessa gestazione spettacoli teatrali diversi e importanti, che hanno coinvolto i lettori/spettatori: "Costituzione" a cura di Ninni Bruschetta; gli allestimenti curati da Veronica Cruciani; le serate annuali di lettura condivisa. E poi i laboratori per i bambini, i genitori, i nonni.
A TBQ sono passati tanti artisti, e alcuni si sono formati proprio lì.
Errori ne abbiamo fatti tanti, leggerezze, inadeguatezze, come è normale che sia. Anche la discussione sugli errori l'abbiamo condivisa. E ne siamo usciti tutti più forti e consapevoli.

Ai nostri politici che si avviano a lavorare per la prossima campagna elettorale, vorrei dire semplicemente: ricominciamo da 3!
Cercate di fare tesoro di ciò che di buono è stato fatto; ricominciate a pensare che la politica seria è quella dei tempi lunghi, dove magari i risultati non sono immediatamente spendibili; venite a vedere cosa succede fuori dal vostro ombelico di mondo. E se mai spendete il vostro potere per mettere in relazione quello che avviene nei vari territori con esperienze analoghe in Italia e all'estero.
Mettetevi ad ASCOLTARE, a GUARDARE con attenzione, prima di parlare.
Grazie
Sabina de Tommasi



TBQ era così