23.7.12

La delibera n. 177 della Giunta di Roma e Zètema supertata, di Sabina de Tommasi

E finalmente dopo tanta attesa l'elefante ha partorito il topolino, in questo caso il topolone, il ratto, la pantegana.
Ma insomma ogni scarrafone è bello a mamma sua, e questo parto complicato - alla fine avvenuto col forcipe - si è compiuto.
A questa creatura che nasce voglio dedicare la mia attenzione senza pregiudizi e preconcetti.
La Casa dei Teatri e della Drammaturgia Contemporanea nasce con tanti padri e padrini e una tata onnisciente e onnicomprensiva, che si occuperà di tutti gli aspetti tecnici, organizzativi, logistici e promozionali. Per qualsiasi necessità c'è la tata tuttofare, pronta a risolvere ogni problema in tempi rapidi. Evviva!
A questa tata superesperta vorrei domandare se nel suo budget ha preventivato una promozione come usualmente avviene negli spazi gestiti da Zètema, o ha pensato ad una promozione più mirata, capillare. Il personale chiamato dalla tatazètema a lavorare nei teatri di cintura sarà aduso a frequentare assiduamente le riunioni del centro anziani? a fare la spesa al mercato rionale per incontrare la sua utenza e scambiare opinioni e proposte? a partecipare alle riunioni con le insegnanti e le direzioni di circolo? e ne avrà il tempo? Zètema ha previsto un servizio di biglietteria per quante ore al giorno? mattina e pomeriggio? solo un'ora prima dello spettacolo? il personale di biglietteria è preposto solo alla vendita dei biglietti, o è in grado di informare l'utenza degli spettacoli in programmazione, rispetto a contenuti, generi e fasce d'età??

Poi leggo che ci saranno giorni con un biglietto massimo di 10 euro, e giorni con un biglietto massimo di 5 euro. Quindi 2 tipologie molto diverse di programmazione, e di offerta per il pubblico.
La programmazione che punta alla "valorizzazione delle esperienze locali singole e associative" ha un biglietto il cui costo è il doppio rispetto a quella proposta dal direttore di sistema. Perchè?
Nell'un caso e nell'altro mi domando chi pagherà i cachet, visto che con gli incassi, soprattutto nei teatri con pochi posti, non è possibile arrivare ad un cachet - seppur molto contenuto - con il solo sbigliettamento.

Mi pare che sottende a tutta questa delibera una logica desueta di spazio teatrale inteso come contenitore di spettacoli da far replicare, circuitare. Mi sembra di tornare ai tempi lontani nei quali l'Ente teatrale italiano gestiva decine di sale sul territorio nazionale, e il teatro italiano era basato sulle compagnie di giro. Ben prima degli anni dei centri teatrali per l'infanzia e giovani, dei centri di sperimentazione, e tutto il resto.
E tutta un'altra cosa rispetto a quello che si è sperimentato in questi anni nei teatri di cintura e molto diverso da quanto avviene all'estero negli spazi teatrali pubblici, soprattutto se decentrati.
Il palcoscenico nella accezione odierna si intende non solo come luogo atto alla presentazione di spettacoli compiuti, ma soprattutto come luogo di incontro, scambio, formazione, sperimentazione e comunione di linguaggi diversi. Un luogo quindi dove l'attività laboratoriale e performativa trova ampio spazio coinvolgendo tutte le fasce d'età dell'utenza.
Ma questa cosa ai padri padrini e supertata di questa nuova creatura chi glielo spiega?

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