11.2.12

La Parabola della Croce Storta

foto Manuel Colome Perez


"Tutti sanno dove stiamo andando e che ci andiamo per strade violente."
"Cos’è la giustizia in questo paese?"
"Siamo sempre stati nel posto che ci spettava, il nostro posto da raccontare."
"Forse questo valeva la pena dire: cosa vuol dire essere di dove siamo."
"La morte è un uomo che dimentica, che non ricorda più che chi è forte deve difendere con le sue spalle."


Esiste un ulivo torto, così torto che gli abitanti del paese passano il tempo ad immaginare il possibile uso di quei suoi legni intricati. Esiste un paese dove non c'è acqua. Ma di questo nessuno ricorda l'origine. Esiste un editto che vieta il pianto al popolo assetato. Ed esiste il vecchio tiranno che muore di morte naturale all'inizio di questa nostra storia e proprio poco prima della grande rivoluzione, tramata e già tesa nel buio clandestino.




uno spettacolo della Compagnia GalloSansone
con Ottavia Leoni, Saverio Tavano, Andrea Panichi, Chiara Cavalieri, Chiara Lombardo
regia Flavia Gallo, Fiona Sansone
drammaturgia Flavia Gallo
musiche Ivano Guagnelli, Alessio MaestrAle Contorni

lo spettacolo ha debuttato a Roma
martedì 28 febbraio 2012 alle ore 21.00
nelll'ambito della rassegna Voci del territorio
Centrale Preneste Teatro
via Alberto da Giussano, 58 - tel. 06.25393527

lo spettacolo si replica domenica 15 aprile 2012 alle ore 21.00
al Teatro Biblioteca Quarticciolo
via Ostuni, 8 - Roma - tel. 0645460705 - 0698951725

ingresso libero, con prenotazione


informazioni su Compagnia

La nostra è la confessione di una piccola società di persone, una compagnia di musicisti, attori e autori che si dichiarano testimoni-oppositori di un asservimento alle regole fatte nonostante gli uomini, a leggi che non mettono mai in conto sofferenze, esclusioni e condanne, esecuzioni, impoverimenti.
Questo nostro tentativo d’arte è anche il gesto della nostra comune condizione umana e della nostra storia di teatranti che ha come meta ultima inscrivere la fabula di un luogo sulla mappa viva dei corpi, sulla geografia segreta del movimento, sulle percorrenze di vite che abitano una lingua.
Di cosa ha bisogno il teatro? Il teatro ha bisogno di una comunità. Solo così avrà un senso assumere scelte, co-organizzare il nostro futuro, vivere avendo un’idea di emancipazione.
Scorriamo insieme dentro ad un fiume di memorie plurime e oblii intersecati: la storia dell’umanità è una storia fatta a piedi da stranieri perennemente in esilio da villaggi in fiamme, pozzi senza più acqua, venti troppo freddi, terre desolate. Stranieri che da qualche altra parte nel tempo sono stati i nostri padri e le nostre madri, figli e figlie, compagni spose e fratelli.